Vecchie radio, lattine e un giovane ingegnerino
Come nasce una storia industriale e multinazionale? Come si fonda il più grande produttore di motori endotermici? Magari recuperando vecchie radio militari e lattine da tea? Certamente tanta folle determinazione.

Nel 1946, un giorno di settembre, Soichiro Honda è a casa di un vecchio conoscente. Kenzaburo Inukai aveva una compagnia di taxi quando Soichiro era responsabile della filiale Art Shokai ad Hamamatsu. Sul tavolo vede un piccolo motore ausiliario, serviva ad alimentare le radio militari dell’esercito giapponese. Ha un’intuizione. Finita la guerra, in Giappone servono mezzi per muoversi. I servizi pubblici non esistono e il trasporto individuale è soprattutto a due ruote: quelle delle biciclette.
L’industria giapponese deve ricostruirsi e riconvertirsi dall’impegno bellico. È un momento difficile per tutti, anche per imprenditori come Soichiro Honda. La sua Tokai Seiki (2400 dipendenti) che costruiva segmenti pistone, in parte assorbita da Toyota, è stata bombardata prima e definitivamente distrutta pochi mesi prima della fine della guerra dal terremoto di Nankai (gennaio 1945). Quel che ne rimane viene liquidata e Soichiro che deve inventarsi qualcosa. Ha una convinzione semplice: il Giappone affronterà la ricostruzione attraverso una necessaria mobilità individuale e davanti a quel motore di una radio davanti a lui è più di una possibilità. È l’occasione che stava cercando. Perché è un 50cc adatto a motorizzare biciclette che non possono soddisfare pendolari costretti a fare troppi chilometri per esser pedalati.
L’intuizione è sfruttare quel motore e il surplus militare di fine guerra. Inizialmente prova a montarlo anteriormente davanti al manubrio – come sul VeloSolex francese – e con un rullo trasmette il movimento alla ruota anteriore. Ma consuma rapidamente dei pneumatici e ne risente anche la guidabilità. Meglio usare una cinghia trapezoidale per collegare la ruota posteriore. Così l’adattamento funziona. Soichiro brevetta anche una frizione con tendicinghia. Si domanda se sia meglio una catena invece della cinghia. Lavora giorno e notte per tre giorni.
Per avere una conferma chiede anche Sachi: “Ho fatto uno di questi – dice a sua moglie – così non dovrai pedalare così tanto quando esci a cercare cibo da comprare”. In realtà si tratta di un primo test vero e proprio, anche sua moglie lo sapeva e lo raccontava. Soichiro vuole verificare se anche una donna è in grado di guidare il suo ciclomotore. E farsi un po’ di pubblicità: una donna che guida una bicicletta a motore!
“Mi fece guidare per tutte le strade più affollate di Hamamatsu. Avevo indossato i miei monpe migliori (pantaloni da lavoro) e dopo aver girato parecchio sono tornata a casa con i miei monpe imbrattati d’olio. Gli dissi che non andava bene. I clienti sarebbero tornati arrabbiati a sgridarlo. Alle mie lamentele di solito rispondeva “Oh… stai zitta, non ti preoccupare!” Quella volta invece mi ascoltò “Mmmh, forse è così”.
Il problema è dovuto ai rifiuti di aspirazione e Soichiro trova una soluzione. Anche serbatoio e scarico sono il riciclaggio delle lattine di tea verde prima destinate ai soldati, e i primi kit per motorizzare le bici si vendono subito.
A fine estate la sua nuova impresa comincia così, in un piccolo edificio al numero 30 di Yamashita-cho, quartiere di Hamamatsum città natale di Soichiro. 330 metri quadrati in tutto. Tutto attorno il terreno è ancora bruciato dagli incendi provocati dai bombardamenti. Dentro c’è un tornio motorizzato a cinghia aerea e fuori – all’aperto – una di altre macchine utensili. Nell’edificio l’ufficio progettazione… è un piccolo angolo per tavolo e tecnigrafo rimediato fra le macchine utensili.
È la Honda della primissima ora. Dodici dipendenti in tutto con operai recuperati fra i disoccupati superstiti dell’industria militare. Sul portone d’ingresso l’insegna: un pezzo di legno scolpito dagli ideogrammi: Honda Research Institute. Sarebbe il nome dell’impresa. In verità è l’ambizione di un sogno.
A cui si unisce il figlio di un conoscente. Kiyoshi Kawashima è un giovane neolaureato, il padre dice a Soichiro: “Se è riuscito a prendere la laurea, potrà fare almeno un diagramma”. Sachi Honda ricorda: “Mio marito gli disse: “per ora non posso pagarti lo stipendio che riceve un laureato.”
Kawashima si accontenta. Primo stipendio di 1800 yen, che nel Giappone del 1947 potrebbero equivalere a 150 euro. In una vita operaia costellata di ritardi, assenze, problemi d’ogni genere, a volte erano in ritardo anche gli stipendi dei dipendenti. Ma Kawashima vive coi genitori, nel quartiere a fianco di Yamashita-cho, accetta volentieri perché almeno gli bastano cinque minuti a piedi, senza costi di trasporto. “Puoi iniziare subito” gli dice Soichiro e dal 1 marzo 1947 Kawashima è il primo ingegnere laureato della Honda. Sarà il caposquadra della prima spedizione all’Isola di Man per il debutto al Tourist Trophy, sempre in tuta da meccanico. Sarà il secondo presidente Honda Corporation dopo il ritiro di Soichiro.
I motori delle radio sono costruiti dalla vicina Mikuni. Soichiro si precipita da loro, acquista tutti i 500 motori avanzati. Li smonta e rimonta uno per uno per esser sicuro di vendere un motore affidabile.
Il primo impegno di Kawashima è proprio questo. “Modificare i motori delle radio. Una decina di motori arrivavano il lunedì e li smontavo. Martedì pulivo i pezzi. Mercoledì, giovedì e venerdì lavoravo sulle parti da modificare e controllare, il sabato li rimontavo, poi li fissavo a una bicicletta, e li provavo. Se arrivo in cima a una collinetta e tornavo indietro, il collaudo era superato. Li staccavo e ancora caldi li consegnavo ai venditori ambulanti che aspettavano. Due per ogni zaino, pagavano in contanti e io ero felice. Perché vedendo i soldi che Honda incassava sapevo che quel mese probabilmente sarei stato pagato.
Soichiro si rende conto che la sua scorta di motorini Mikuni si esaurirà presto e serve un’alternativa. Deve costruire un suo motore.
È il monocilindrico delle Honda Dream A, un 50,3 cc due tempi a valvola rotante, alimentato da un piccolo carburatore fissato al collettore integrato al carter motore, che viene venduto con una trasmissione da adattare alle biciclette. E ci sono anche i pensieri di Kawashima.
La precisione delle lavorazioni è quella resa possibile da macchine utensili vecchie e obsolete. Materiali poveri, lavorazioni appena sufficienti, manutenzione approssimative, tutte condizioni difficili per promettere affidabilità e durata. Il primo monocilindrico nasce con appena mezzo cavallo di potenza, al suo apice quando la produzione raggiunge i mille motori al mese la prestazione migliora a 1,2 CV. Ma la priorità rimane sempre durata e affidabilità. Ogni bullone o dado viene studiato perché un eventuale allentamento possa provocare un rumore o un tintinnio per segnalare la necessità di un nuovo serraggio. Tutto viene pensato e disegnato per poter esser smontato dalle poche e male attrezzate officine del tempo, a costo anche di soluzioni tutt’altro che raffinate.
Per serbatoio due gusci pressofusi. Un procedimento costoso perché richiedeva due stampi e una laccatura per sigillare la porosità delle leghe scadenti recuperati dai materiali bellici. Le resine impregnanti non esistevano, la lacca era facilmente reperibile e costava poco, solo che era tossica a contatto e - senza saperlo - le prime applicazioni a mani nude ebbero spiacevoli conseguenze.
Ma il vantaggio di non richiedere manodopera specializzata come i battilastra, di richiedere meno lavorazioni rispetto al recupero dei contenitori militari da green tea, e di avere un fornitore vicino alla Honda che costruiva in pressofusione serbatoi d’acqua (oggi è la grande Enkei di Hamamatsu, ancora specializzata nelle fusioni in lega leggere per cerchi auto da competizione).
In pressofusione anche i carter del motore. Il preventivo per realizzare stampi era inaffrontabile per una piccola impresa. Mentre l’alternativa di realizzare le fusioni in terra avrebbe richiesto più lavorazioni, aggiustaggi e peso, ma essendo estremamente più economica era l’unica via percorribile. Soichiro non volle sentire ragioni. Dopo vari esperimenti e correzioni, gli stampi vennero allestiti internamente e gradualmente tutto le fusioni del motore vennero realizzate per pressofusione. “Perché in un Paese senza risorse non si dovrebbero fare lavori che producono trucioli e scarto, e se dobbiamo affrontare delle difficoltà… allora meglio farlo prima!”.
La dedizione di Soichiro alla sua nuova impresa è totale ed è molto severo con le maestranze, spesso si sente urlare contro qualcuno. Kawashima: “Si sapeva che urlasse contro i suoi dipendenti, ma c’era un altro aspetto. Un giorno arriva la moglie di Soichiro nell’officina. Strano, sta succedendo qualcosa e chiedo alla persona della contabilità. “Sì, è venuta la moglie di Soichiro a chiedere dei soldi. “Mio marito non ha messo soldi sui conti di casa e non posso fare la spesa. Mi dispiace davvero ma può prestarmi qualcosa?”
Soichiro Honda era anche questo. Odiava aver a che fare coi conti finanziari, e gli stipendi dei suoi dipendenti avevano la priorità. La famiglia veniva dopo”.
Da lì a poco sarebbero arrivati nuovi modelli, e un nuovo modello motorizzato da un monocilindrico quattro tempi. Anche questa è un’altra storia.








Dida foto di gruppo.
Kiyoshi Kawashima in tuta da meccanico insieme alla squadre dell’Isola di Man.
Da sinistra: piloti Junzo Suzuki e Giichi Suzuki,
team leader Kiyoshi Kawashima, team manager Yoshitaka Iida,
mechanic Shunji Hirota, pilota Teisuke Tanaka,
capo manutenzione Hisakazu Sekiguchi, pilota Naomi Taniguchi.