Vincere fra le canne di bambù
All’Honda Institute lo sanno tutti. Soichiro Honda non ne fa mistero. Con sarcasmo the Old Man paragona i motori a due tempi a delle sibilanti canne di bambù con un buco. Perché è una tecnologia che non ama anche se è con questa che ha iniziato a vendere le sue prime Honda.

Fra i giovani tecnici dell’Honda Institute – il grande reparto di ricerca e sviluppo – però c’è voglia di correre. La Honda si è ritirata dai gran premi di velocità a fine 1967 (stesso anno in cui viene istituito il primo campionato giapponese motocross) e dalla F1 a fine 1968 per concentrare tecnici e risorse nella produzione. La CB750 Four è pronta, la Civic sta nascendo e le corse sono lasciate all’iniziativa personale che si condensa nelle piccole squadre dei dipendenti. Che si interessano di motocross, accessibile e divertente.
Hamamatsu Escargot, Suzuka Racing, Blue Helmets Motorcycle Sport Club si danno da fare. È voglia di correre e l’entusiasmo per quella nuova disciplina – il motocross – che vede già alcune aziende concorrenti impegnate e molte realizzazioni artigianali derivate da moto stradali.
Però alla Honda lo sanno tutti: Soichiro odia i motori a due tempi. Quindi l’unica chance è partire da un motore quattro tempi e la nuova SL125 magari può esser la base giusta. Ci crede anche l’ufficio del direttore che sponsorizza questo entusiasmo e per il Blue Helmet MSC ha già provveduto ad acquistare anche due moto europee per valutazioni. Una Greeves e una Husqvarna a due tempi, che ogni tanto Tadashi Kamiya e Morio Sumiya si divertono a guidare, e tutti i tecnici appassionati sognano di poter superare con un progetto Honda.
Però lo sanno tutti… e col semaforo verde da Yoshiro Harada in persona – il mitologico capo dell’Honda Institute, uno dei padri concettuali della CB750 Four – si modifica profondamente. Motore in magnesio, particolari in titanio, praticamente il motore viene spremuto al limite dei materiali più raffinati e il telaio viene adeguato con rinforzi ovunque. Per il debutto si sceglie una gara del campionato giapponese istituito in Giappone due anni prima. È il maggio 1969 e segna il punto di partenza della Honda nel motocross, a Kurume sul circuito di Takaradai. Nonostante il grande impegno è una giornata deludente. Tornati in fabbrica, la presa di coscienza è amara. Takahashi Miyata, uno dei giovani tecnici impegnati, ricorda la valutazione di due esperti come Fuji del Suzuka Technical Sports e Akiga, pilota Honda nei gran premi durante gli anni ‘60:
Un motore 4T ad alto regime e di elevata potenza, nel fuoristrada non può competere con le attuali moto a 2T.
Sia il telaio che le sospensioni richiedono uno studio approfondito e dedicato al motocross.
Il progetto 335 dev’essere promosso ad attività ufficiale il prima possibile.
Per recuperare sotto tutti gli aspetti tecnici è necessario assicurarsi i migliori piloti del campionato giapponese (MFJ All Japan Motocross).


Che cos’era il progetto 335? E perché doveva diventare prioritario? Sempre guidati dalla passione per le corse e il motocross, un altro gruppo di ingegneri appassionati (team Yamado) e sempre col riservato e lungimirante benestare di Harada, ha disegnato e costruito un motore due tempi. Un monocilindrico 250 raffreddato ad aria compatto e potente come dev’essere un motore da cross, che viene sviluppato nei ritagli di tempo. Codice di progetto interno 335 e dopo il tentativo a 4 tempi (codice di progetto 329) diventa anche una proposta alternativa per la SL250, che sta nascendo con la motorizzazione quattro tempi. Nel gennaio 1971 viene presentata l’alternativa a due tempi, ma il lancio della SL250 è ormai imminente, il motore a 4T è molto valido, e alla Honda… lo sanno tutti che il due tempi…
Infatti la SL250 col suo motore 4T da 24 CV, il primo con testata a 4 valvole, diventerà subito un grande successo mentre il motore 335 è bocciato ma non accantonato. Rimane il sogno da coltivare per i giovani. Ha raggiunto anche una buona potenza – 30 CV a 7mila giri – e nell’estate ci scappa un altro debutto in gara. Dalla vecchia Husqvarna presente in reparto ci si ispira inizialmente per costruire un primo telaio, poi si prende spunto dal telaio SL250. Per non attirare l’attenzione si monta un serbatoio Yamaha DT1 un po’ ammaccato e tutto verniciato di nero il prototipo 335 viene portato a Mine, prefettura Yamaguchi per la nona tappa del All Japan Motocross (campionato giapponese), lontana quasi mille km da Tokyo. È il 22 agosto 1971, e sul circuito di Atsushi c’è una moto tutta nera, senza nessun marchio Honda, che dei tecnici in incognito, con tute anonime, scaricano da un furgoncino nell’angolo più appartato del paddock. Anche il pilota non è molto “ufficiale”: Matsuura Yoshinori ha 19 anni, fa il collaudatore alla Honda su chiamata, col motocross ha un po’ d’esperienza e nella categoria minore si schiera al via. Nonostante tanta riservatezza, la 335 tutta nera viene subito notata. Giornalisti e tecnici avversari comprendono subito: è un prototipo Honda. In gara Yoshinori si ritira per problemi agli ammortizzatori, il motore soddisfa i tecnici ma il vero problema è quando escono le notizie sui giornali. Il segreto è svelato. Si parla apertamente di un prototipo Honda due tempi per il motocross e il problema per i giovani ingegneri… è che in azienda nessuno ha parlato con Soichiro.
Perché lo sanno tutti che… e forse lo sa anche Soichiro Honda. Il grande Vecchio non occupa più la presidenza Honda ma è sempre in giro per i reparti di ricerca e forse sa. Perché sono ormai tre anni che in reparto corse i “ragazzi” giocano con le corse del motocross e questo motore due tempi. Forse sa e finge di non sapere fino alla riunione. Per spiegarlo a Soichiro si muove Yoshiro Harada in persona e tutti i tecnici coinvolti sanno della riunione. Sanno che il “no” di Soichiro sarebbe un ordine definitivo e potrebbero esserci anche conseguenze. Quelli che forse rischiano più di tutti sono il progettista del motore Masaharo Tuboi e il telaista Hisano Nozue.
Come vanno le cose dentro quella stanza purtroppo non lo sapremo mai. Forse Soichiro sapeva e mostrò comprensione. Forse Harada sa come parlare al Grande Capo e trova le parole giuste. Di certo, una volta di più, Soichiro mostra ancora sé stesso e la sua grande competitività. E il giovane Miyata – un altro di quelli fuori dalla stanza ad aspettare – ricorda bene la risposta di Soichiro: “Se lo facciamo, facciamolo diventare il miglior motore a 2 tempi del mondo”.
Da quel giorno alla Honda lo sapevano tutti, si potevano fare anche i motori “bamboo” ma dovevano essere i migliori anche col bamboo!



Elsinore 250 di serie YM73
Elsinore 250 di serie YM73

Honda prototipo 335 alla prima gara di Kumine, agosto 1971
Honda prototipo 335 alla prima gara di Kumine, agosto 1971